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Come lavare capi vintage e averne cura

Lavare capi vintage

E’ facile farsi prendere la mano dallo shopping vintage, quando si càpita in un negozietto nascosto o in uno store su Etsy. Poi, a casa, ci si ritrova con l’armadio pieno di cose bellissime, ma di cui avere cura come si deve: non si possono sbattere in lavatrice come una qualsiasi cinesata. Le specialiste di moda vittoriana o inizio secolo sanno tutto (comprano abiti delicatissimi), ma chi si avvicina al vintage deve sapere che anche solo sistemare l’armadio non è una passeggiata!

Lavare capi vintage

La lavatrice è decisamente no-no, ma anche il lavaggio a mano è meglio riservarlo al cotone robusto o al poliestere (anni ’70, per capirci). Tutto il resto va affidato a un lavasecco di cui ci fidiamo ciecamente. Certo i costi sono alti, ma per risparmiare si possono adottare dritte vintage: ad esempio, la sottoveste. Chi ha sempre pensato che mamme o nonne la indossassero per “pudore”, beh si sbaglia! In realtà serviva per mantenere in buono stato gli abiti, senza trasferire sudore o altre piacevolezze. Un’altra soluzione sono le pads da inserire sotto le ascelle: sono state inventate alla fine dell’800, quindi decisamente vintage anch’esse.
Per stare tranquille nel lavare il vintage, poi, dobbiamo diventare un po’ esperte di fibre. L’etichettina interna che spiega la composizione con le istruzioni di lavaggio è diventata obbligatoria solo alla fine degli anni ’70, quindi per le epoche precedenti bisogna affidarsi all’intuito.
E per l’asciugatura? Di asciugatrici non si parla neanche (orrore climatico!), ma ahinoi neanche del sole: molto meglio asciugare all’ombra, e naturalmente senza mollette che possano lasciare segni di pinzature o peggio bucare i capi.

Trattare il vintage

Può succedere che certi capi sviluppino cattivi odori, come ad esempio quelli in lana. In questi casi, può essere utile riporli con un sacchettino di carboni attivi (o di sabbietta del gatto) per un giorno o due. Qualcuno consiglia di spruzzare un mix di acqua e vodka… funziona, ma solo su capi “robusti” come borse o cappotti. Per il resto, meglio non rischiare.
Il vintage è anche soggetto a muffe, mentre le stoffe naturali attirano parassiti come le tarme. Per evitare, si possono mettere mazzettini di lavanda, facendo però attenzione che non tocchi la stoffa. La lavanda è oleosa, e macchia.
Quanto alla stiratura, evitare il più possibile. Ma invece si può (stranamente) usare il vapore, che viene molto ben sopportato anche da stoffe delicate.

Riporre i capi vintage

Prima regola: lavarsi le mani. Ma tanto lo facciamo lo stesso causa Covid, non è vero? Poi, per proteggere abiti e i cappelli l’ideale è la carta velina, ma occorre sincerarsi sempre che tutto sia perfettamente pulito prima di riporlo. Certe macchie hanno la misteriosa capacità di “espandersi” o trasmigrare da uno strato all’altro.
Dopo aver indossato un capo, appendiamolo per qualche ora a rovescio, in modo da essere certi che eventuali residui di traspirazione si asciughino. Ma in generale, il consiglio è di evitare le stampelle per riporre gli abiti nell’armadio: la stoffa può impigliarsi nelle parti in metallo e strapparsi. Per lo stesso motivo, ricordate di staccare le spille e i bijoux.

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